Il molteplice infinito è uno: la modernità di Giordano Bruno
Fabio Raimondi - 19 dicembre 2017 L’ibridazione bruniana di categorie e problemi rivela la sua originalità nel momento in cui, stabilendo un rapporto tra due infiniti (Dio e universo), dissolve in un colpo solo l’universo aristotelico-tolemaico (e, per alcuni versi, anche quello copernicano) e uno dei caposaldi della teologia cristiana: la distinzione tra potentia Dei absoluta e potentia Dei ordinata. L’esito è una tesi rivoluzionaria, per l’epoca e non solo: il molteplice infinito è uno. In questo contributo vorrei sondare, sebbene in forma contratta, alcune implicazioni di questa tesi.
Il molteplice infinito è uno: la modernità di Giordano Bruno
Abstract
La filosofia di Bruno si snoda a partire da un assioma di proporzionalità enunciato da Aristotele e secondo il quale ciò che è generato è della stessa specie di ciò che lo genera (cfr. Metafisica VII, 7, 1032 a 23-24 e anche IX, 8, 1049 b). Se Dio è infinito, dunque, lo è anche l’universo. Forzando l’uso che il cristianesimo fece del testo aristotelico, Bruno, al contempo, mostra l’insufficienza della riflessione aristotelica che, rifiutando l’idea di un infinito in atto, rende impossibile affrontare la questione del rapporto tra Dio e l’universo. L’ibridazione bruniana di categorie e problemi rivela la sua originalità nel momento in cui, stabilendo un rapporto tra due infiniti (Dio e universo), dissolve in un colpo solo l’universo aristotelico-tolemaico (e, per alcuni versi, anche quello copernicano) e uno dei caposaldi della teologia cristiana: la distinzione tra potentia Dei absoluta e potentia Dei ordinata. L’esito è una tesi rivoluzionaria, per l’epoca e non solo: il molteplice infinito è uno. In questo contributo vorrei sondare, sebbene in forma contratta, alcune implicazioni di questa tesi.
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